Cosa lasciamo, cosa rimane…
Abbiamo vissuto un anno difficile durante il quale abbiamo provato a rialzarci dopo le paure e le perdite del 2020, ma che – inesorabilmente – si conclude con una nuova ondata di angoscia e ansia.
La pandemia ci ha cambiato? Forse, magari alcuni, probabilmente in peggio? Ci auguriamo in meglio, almeno per pochi.
La pandemia di sicuro non ci ha reso più gentili, ci ha indurito e inasprito, perché la paura fa perdere il controllo e ci sovrasta, proprio quando dovremmo stare calmi per osservarla – la paura – riconoscerla e affrontarla.
Abbiamo vissuto i primi mesi con il terrore, divisi in bolle e chiusi in casa, per un po’ è stato bello ma poi il lievito madre non era più così divertente, la musica dai balconi ha smesso di suonare e sono iniziate le battaglie. Ci siamo sentiti – chi più chi meno – di pontificare sulla professionalità e il lavoro dell’altro, siamo diventati virologi, infermieri, ministri e maestri, pronti a decidere per l’altro e a discapito dell’altro, dei più deboli molto spesso, dei più silenziosi, dei più rispettosi, dei più educati.
In verità invece la musica dai balconi dovremmo decidere di suonarla sempre, in un giovedì qualsiasi, e invitare il vicino a bere un bicchiere di vino in terrazza perché magari abbiamo preparato la pizza in casa, non perché c’è la pandemia ma perché è un tempo sano da vivere, il nostro, scegliendo per noi e non per gli altri, guidando le nostre scelte soltanto.
Con la primavera siamo tornati a sorridere e a rivivere la comunità, l’estate poi un breve momento di normalità, e non c’è stato più tempo per chiedere come stai, per cucinare coi nostri figli, per capire se e come quei mesi ci avessero inesorabilmente cambiato. Sono iniziate le corse per recuperare un tempo che è considerato perso ma che – al contrario – è stato importante e ricco di insegnamenti.
A fine anno è buon uso fare un bilancio di quello che è stato, viene da pensare cosa lasciamo e cosa rimane. Lasciamo il dolore dei primi mesi e la gioia delle riaperture, ma lasciamo anche – volontariamente – l’ipocrisia dei cartelli dai balconi #andràtuttobene e #distantimauniti, consapevoli – oggi che quel futuro è diventato presente – che la storia la scriviamo noi e che, evidentemente, poteva andare meglio e potevamo stare più uniti.
Rimane la consapevolezza – per chi ne ha il coraggio– di trovarci cambiati, non torneremo come prima, ma serve un pizzico di sana freddezza e di intelligenza per capirne il valore.
Lasciamo anche grandi esempi di vita quest’anno, come Lina Wertmüller che amava dire che:
“L’Italia è una cosa lunga e abbastanza stretta che ha i piedi in Africa e la testa nelle Alpi, quindi dentro in realtà c’è un mini continente con tanti colori, regioni, dialetti, lingue, abitudini, cibi. Non è facile riassumerli tutti in una cosa, però si può dire che questo tipo di cinismo ci appartiene un po’ come popolo”
In quattro righe ha saputo riassumere la ricchezza delle diversità e delle lingue, della scoperta e dei sapori, concludendo con uno sguardo su noi cinici italiani.
In fondo siamo cosi, a volte ci piace quasi urlare l’ostentata indifferenza e il disprezzo nei confronti delle regole, dei valori morali, dell’educazione sociale. Definizione stretta del cinismo.
Abbiamo offeso medici, insultato e aggredito infermieri, delegittimato insegnanti e scuole, perché la regola e la linea le cancello se non mi piacciono, perché la professionalità la riconosco finché non va contro quelli che possono essere i miei personali punti di vista, le mie aspettative e i miei abbagli.
Noi ci sentiamo di dire grazie a questo anno per quanto abbiamo avuto e imparato.
Vogliamo ringraziare le famiglie che ci hanno sostenuto e amato, siete state motivo di forza e di perseveranza.
Non possiamo però dimenticare un ringraziamento speciale ai nostri educatori e a tutto lo staff per aver corso il rischio di esserci sempre e non risparmiarsi mai, di non aver potuto optare per lo smart working per stare accanto ai loro cari e proteggerli, di aver tenuto alta la guardia e aperto il cuore, per essersi rispettati e sostenuti l’un l’altro, e soprattutto per non aver mai negato un abbraccio a un bambino, anche quando i rischi non erano calcolabili come ora, quando i vaccini non erano pronti o quando le loro sicurezze hanno iniziato a vacillare; hanno sempre scelto di offrire il loro amore ai bambini, donandogli abbracci e calore perché si sentissero sempre nel posto migliore in cui abitare.
Noi siamo una scuola e abbiamo il dovere – tra gli altri – di cambiare rotta ogni giorno perché la società muta, il mondo si evolve, i bambini cambiano. Dobbiamo, insieme alle famiglie, ricostruire il valore imprescindibile della fiducia e donarlo ai nostri figli: impariamo a dare fiducia agli altri e a loro, solo così impareranno ad averne e a darne a loro volta.
Ci auguriamo e Vi auguriamo, per il 2022, di ricostruire la fiducia in voi stessi e nell’altro, nelle competenze e nelle professionalità, nel bambino e nella vita, nella cura e nel futuro.
Torneremo – forse – a sorridere ai medici dicendo grazie e accettando i loro possibili errori, ad abbracciare un insegnante ringraziandolo e riconoscendone i valori, e magari inviteremo un vicino per un calice di vino sul terrazzo, una pizza lievitata in casa e un po’ di buona musica.
La Maisonnette Aprilia International School