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“Ma non sono troppo piccoli per imparare le lingue?”

Molto spesso, prima nel ruolo di educatrice e ora di psicologa-consulente pedagogista, mi è stata posta questa e altre domande da parte di tanti genitori che vi riporto di seguito:
“Come fa mio figlio a capire altre due lingue se ancora non parla nemmeno l’italiano?
Non farà confusione?
Come mai mio figlio, anche se frequenta da più di un anno una scuola trilingue, non parla mai in inglese?
Sono queste alcune delle domande che attanagliano molti genitori che scelgono un nido o una scuola d’infanzia in lingua.
L’obiettivo di questo articolo è proprio quello di cercare di dare risposta a questi dubbi facendo riferimento alle letteratura scientifica
Intanto siamo tutti d’accordo nell’affermare che i bambini imparano “spontaneamente” a parlare come a camminare?
Cosa hanno in comune l’atto di camminare con quello del parlare?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un accenno a come funziona il cervello di un bambino e a cosa ci riferiamo quando parliamo di “periodo critico” e di plasticità neurale.
C’è un’area del nostro cervello, l’area di Broca, deputata all’acquisizione del linguaggio la quale è collegata alla memoria implicita, attiva nei bambini fin dalla nascita e che riguarda tutti quei comportamenti che apprendiamo inconsapevolmente, senza alcuno sforzo come camminare, mangiare, parlare. Quest’area è altamente ricettiva dagli zero agli otto anni, lasso di tempo definito “periodo critico” per l’acquisizione del linguaggio; ovvero quella “finestra temporale” in cui i bambini hanno l’opportunità di acquisire con facilità e velocemente una o più lingue, proprio in virtù del fatto che il loro cervello è altamente “plastico” e quindi facilmente modellabile e modificabile.
L’ “apertura” di questa finestra temporale sembra avvenire a seguito dell’esperienza sensoriale; pertanto, esporre i bambini piccoli (già al nido e alla scuola dell’infanzia) al contatto con due o più lingue, dà loro l’opportunità di assorbire (in un’accezione montessoriana) codici linguistici diversi dalla propria lingua madre, naturalmente.
Altra cosa che accade di frequente è che i bambini bi/trilingue mescolano le due/tre lingue, questo però non è sintomo di confusione linguistica, bensì denota una flessibilità di passaggio da un codice linguistico e un altro.
Per rispondere invece alla terza domanda dobbiamo fare riferimento al “principio di economia linguistica” della linguista André Martinet. Secondo tale teoria, l’essere umano è spinto a minimizzare il sistema del linguaggio, ad ottenere quindi il miglior risultato funzionale con il minor sforzo possibile. Pertanto, un bambino che ha entrambi i genitori che parlano italiano perché mai dovrebbe parlare un’altra lingua? Quale sarebbe il suo vantaggio? Nessuno.
In chiusura, è necessario fare un’importante precisazione: esporre i nostri bambini a un apprendimento in lingua straniera non equivale a iscriverli a una scuola di lingua straniera.
Quando siamo alla ricerca di una scuola in lingua per i nostri bambini poniamoci queste domande:
Le educatrici o le maestre di lingua sono madrelingue o hanno studiato lingue? Questa è una base di partenza fondamentale per l’acquisizione della pronuncia corretta e anche perché un’insegnante madrelingua (sia essa italiana, inglese, francese, tedesca) oltre ai “codici linguistici” trasmette e condivide valori, credenze, modi di pensare attraverso la sua lingua materna che ha appreso naturalmente e spontaneamente.
L’insegnamento delle lingue avviene attraverso il gioco o sono previste delle lezioni strutturate in lingua? Ricordiamoci che i bambini apprendono meglio attraverso il gioco. Non ci può essere apprendimento senza relazione e senza divertimento.
In conclusione, ci tengo a sottolineare che perseguire il valore del multilinguismo significa educare i nostri bambini al valore del rispetto dell’altro, della sua cultura, del suo credo religioso, delle sue idee, dei suoi valori, delle sue emozioni… significa impiegare del tempo per curare il fiore della comprensione e della tolleranza.
A cura di
Dott.ssa Maria Rosa Ranieli
Psicologa – Esperta nel Sostegno alla genitorialità
Canale Telegram “Psicologia per genitori”
*(Immagine tratta da Canva)

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